Tartarughe

 

 

Protezione

 

    I problemi connessi alla conservazione della specie, nei cheloni è drammatica.    Anche se ad oggi l'intervento umano sembra aver causato poche estinzioni (?) dirette, le tartarughe sono sottoposte ogni giorno a stress biologici di varia natura.    

    Fattori di minaccia naturali e antropici mettono a dura prova la sopravvivenza di questi animali, ma mentre i primi sono facilmente individuabili e controllabili, i secondi non danno questa sicurezza e sarebbe necessario uno screening completo soprattutto del territorio di deposizione , azione purtroppo difficile e...antieconomica.

    Molti governi sono così giunti all'approvazione, spesso coordinando le azioni a livello internazionale, di numerose leggi atte alla tutela ed alla conservazione di alcune delle specie di cheloni più a rischio.         

    Le tartarughe durante la loro lunga evoluzione sono riuscite a sopportare condizioni climatiche avverse, cataclismi, stravolgimenti del pianeta e del loro habitat naturale, ma la loro grande vitalità ha sempre vinto sulle minacce naturali alle quali sono state sempre esposte.    Basti pensare che per risollevare le sorti della tartaruga gigante di Aldabra, che alla fine del 1800 contava 30 esemplari al mondo, è bastato bloccare la cattura ed il commercio delle carni per vedere aumentare la popolazione fino a 130.000 esemplari in 50 anni.         

    Il maggior pericolo naturale è rappresentato dalla predazione dei piccoli e delle uova, i predatori hanno ben imparato a riconoscere da piccoli indizi a riconoscere le zone di deposizione e la distribuzione dei nidi che, ad intervalli di tempo regolari, rinnovano le loro risorse alimentari e proteiche: sembra che solo l'1-2 per cento dei piccoli raggiunga la maturità sessuale.    

    Gli adulti, pur essendo meno esposti dei piccoli alle predazioni, non hanno meno nemici.    Uccelli, mammiferi, squali e coccodrilli, spesso tentano in tutti i modi di "aprire la scatola", e in qualche caso sono riusciti a sviluppare delle tecniche a dir poco ingegnose.     E' il caso di alcune specie di rapaci capaci di spingere le testuggini terrestri dall'alto di una zona rocciosa rompendo la corazza e mangiandone poi il contenuto.         

    Purtroppo si conosce poco degli effetti sui cheloni dello spargimento di sostanze chimiche nei mari e nei fiumi, si conoscono invece sia gli effetti diretti che indiretti dello spargimento di pesticidi ed erbicidi usati in agricoltura: eutrofizzazione delle acque con proliferazione incontrollata delle alghe e delle popolazioni batteriche che spesso possono causare processi patologici più o meno diffusi e lo sviluppo di alghe incrostanti parassite sulla corazza.         

    Petrolio e nafta ,scaricate dalle petroliere durante la pulizia delle stive o riversati in mare dopo incidenti di varia natura, sono tra gli eventi causati dall'uomo, i più pericolosi per molte specie di organismi marini, tra cui molte tartarughe che sono state rinvenute agonizzanti dopo gli ultimi incidenti avvenuti pochi anni fa. Come spesso abbiamo accennato, ci sono molte leggi a carattere nazionale ed internazionale che proteggono le tartarughe, vedremo in una breve rassegna le più importanti e quelle emesse a livello mondiale.         

    La Convenzione di Washington fu firmata nel 1973 da 77 paesi, tra cui l'Italia, si riferisce al commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione, conosciuta con l'acronimo CITES.    Essa prevede serrati controlli e scrupolosi atti amministrativi, prevedendo per gli illeciti pesante multe e penalità.         

    Le specie interessate dalla convenzione, che purtroppo non contempla tutte quelle a reale rischio di estinzione, sono raccolte all'interno di 3 Appendici.         La prima comprende tutte quelle specie minacciate di estinzione oggetto di potenziale o effettivo commercio che è pertanto sottoposto ad una rigida regolamentazione e sottoposto al regime dell'autorizzazione ministeriale.      In Appendice II, sono contemplate le specie non necessariamente minacciate di estinzione in tempi brevi, ma che potrebbero esserlo in futuro, se non protette da una regolamentazione in materia di commercio.    In Appendice III, ogni Stato contraente ha la possibilità di dichiarare delle specie considerate particolarmente a rischio e di richiedere la collaborazione degli altri Stati membri.         

    Il 19 Dicembre del 1975 , la convenzione, viene ratificata dall'Italia con la Legge n. 874, pubblicata il 24 febbraio 1976 sul Supplemento Ordinario alla G.U. n. 49.    Il 12 Febbraio 1980 vengono pubblicate, sul Supplemento Ordinario alla G.U. n. 41, le modifiche apportate dalla Convenzione al precedente regime di import-export dell'Italia.         

    Per la documentazione inerente i regolamenti CEE sull'applicazione della Convenzione, segnaliamo il D.M. pubblicato dal Supplemento Ordinario alla G.U. n.64 del 5 Marzo 1984, e il più recente regolamento CEE n. 3143/87 pubblicato sulla G.U.delle Comunità Europee, L.299 del 22 Ottobre 1987. Il 19 Settembre 1979 fu ratificata a Berna l'omonima Convenzione, con lo scopo di tutelare la fauna e la flora Europea minacciata di estinzione.    Vi hanno aderito quasi tutti i paesi membri del Consiglio d'Europa e della CEE.         

    La convenzione di Berna ,inoltre, impegna gli Stati firmatari ad impedire commercio, detenzione e cattura di tutte le specie contemplate, tra le quali sono presenti tutte le tartarughe viventi nel territorio Europeo, terrestri e marine.

 

 

CITES.

 

Appendice I: Dermochelys Coriacea , Eretmochelys Imbricata , Lepidochelys Kempii, Caretta Caretta, Chelonia Mydas.                           

 

Sono qui elencate le parti della tabella esclusivamente indicanti le specie di tartarughe marine.

 

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